La mia attesa per la formazione condotta dallo psichiatra belga Alain Ackermans, direttore dell'attività clinica e della ricerca del Centre des Etudes de la famille et des systeme di Bruxelles, era alta, talmente alta che a stento ho resistito sulla sedia per due giornate intere di seminario.
Spesso, quando sei nella posizione mentale del discente, credi di poter accrescere il tuo sapere a partire da un'esposizione logica e ordinata di saperi e contenuti.
L'approccio sistemico scardina questa struttura, non solo nel contesto formativo, e ti conduce attraverso piani metaforici per allargare lo sguardo sulle cose solo in apparenza evidenti.
Cosi l'informale, ma "totale", psichiatra belga ha sovvertito il piano e, qui fuor di metafora, ci ha condotti verso una lettura ampia della terapia clinica con approccio sistemico-relazionale, composta di vicinanza e ascolto della fragilità dell'umano osservato attraverso lo sguardo sulla collettività.
Ogni individuo portatore di un sintomo/fragilità può essere accolto ricercando nel suo sistema, familiare e sociale, quell'intreccio, quella trama che è tessitura della sua sofferenza.
So che il lavoro mi insegna, i formatori sono questa volta i miei allievi, portatori di disabilità psichiatriche , dove intravedere il vero senso del resistere incollata alla sedia per tutto il seminario, vincendo resistenze e rigidità legate alle mie stantie aspettative.
È nella lotta che ogni giorno il mio allievo compie, Alfredo si chiama, che incontro il senso di un'accoglienza aperta della malattia psichiatrica. Un'accoglienza che integra i sistemi, che non rinchiude isolando, separando, ma accompagna tenendo duro, accettando la malattia psichiatrica come quella malattia generata da un sistema sociale che indica in Alfredo, Gianluca, Antonietta, i pazienti designati portatori del sintomo per noi tutti.
Per questo ho resistito.
Da poco è nato uno spazio web capace di aperture, www.tuttifuori.net è il suo nome e credo sia un luogo speciale.
